Vitamina D: che cos’è, effetti e dosaggi

La vitamina D è una vitamina liposolubile, accumulata nel fegato, che interviene in numerosi processi biologici e metabolici.
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La vitamina D è una vitamina liposolubile essenziale, che viene accumulata nel fegato e non è dunque necessario assumerla con regolarità, attraverso i cibi, dal momento che il corpo la rilascia a piccole dosi quando il suo utilizzo diventa necessario (Humanitas, Vitamina D).

Questa è un precursore steroideo che interviene in numerosi processi biologici e metabolici.

Convertita nella sua forma attiva regola l’espressione di più di 900 varianti geniche, le quali sono state dimostrare avere un largo impatto sulla salute e la performance (infiammazione indotta dall’esercizio, soppressore di geni tumorali, funzioni neurologiche, salute cardiovascolare, metabolismo del glucosio, salute dell’ osso e performance del muscolo scheletrico).

 

Vitamina d: cos’è 

 

L’88% della popolazione assume livelli inadeguati di vitamina D, deficienza correlata con una grande varietà di problematiche psicologiche e di salute come tendenze suicide, depressione, declino cognitivo e un aumentato rischio di cancro, problemi ossei, catabolismo del muscolo scheletrico etc. 23 studi effettuati su 2313 atleti hanno mostrato come il 56% di essi fosse carente di questa sostanza.

Si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo.

La Vitamina D viene sintetizzata dal nostro organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi del sole ed è un regolatore del metabolismo del calcio.

Inoltre, è utile nell’azione di calcificazione delle ossa,  contribuisce inoltre a mantenere nella norma i livelli di calcio e di fosforo nel sangue. 

 

Cosa dice la ricerca

 

vitamina D

Lo scopo di questo studio è stato quello di esaminare la vitamina D nel contesto della nutrizione sportiva, ed il suo potenziale ruolo nell’ottimizzazione della performance atletica.

I recettori della vitamina D e gli elementi di risposta della sostanza sono localizzati in quasi tutti i tessuti del corpo umano, incluso il muscolo scheletrico.

La forma ormonalmente attiva della vitamina D, 1,25 diidrossivitamina D, è stata dimostrata avere un ruolo fondamentale nel corpo umano, regolando più di 900 varianti geniche. Basandoci sulla letteratura, è possibile affermare che i livelli di vitamina d oltre il range di reference normale (sopra i 100 nmol/L) potrebbero aumentare le funzioni del muscolo scheletrico, diminuire il tempo di recupero post allenamento, aumentare forza e potenza, incrementare la produzione di testosterone, e di conseguenza la performance.

Oltretutto mantenere livelli alti di vitamina potrebbe apportare benefici per la performance sportiva. C’è da sottolineare che però gran parte della popolazione sportiva è carente di vitamina D. Attualmente la ricerca non è in grado di affermare quali siano i livelli ottimali di questa sostanza, la forma specifica di vitamina D che dovremmo ingerire, e le interazioni con la vitamina K che portano a ipervitaminosi e a calcificazione delle arterie.

Per di più, è possibile che un dosaggio eccedente la dose raccomandata (4000-5000 IU/day) assieme a 50/1000 mcg/day di vitamina k1 e k2 potrebbe incrementare la performance.

Quali sono i recettori della vitamina d?

 

I recettori per la vitamina D3 sul muscolo scheletrico indicano che la sua forma attiva possa avere effetti sull’attività dello stesso. Un recente studio (su atleti), pur mostrando risultati contrastanti, ha mostrato come possa avere effetti su forza, potenza e massa muscolare; inoltre Vann hurst e Beck hanno concluso come il livello ottimale di siero concentrato di 25(OH)D deve essere ancora valutato per gli atleti.

I recettori per la vitamina D sono presenti anche nel muscolo cardiaco e nel tessuto vascolare, e ciò indica che la sua forma attiva potrebbe influenzare il VO2max tramite la possibilità di trasporto e utilizzo di ossigeno dal sangue ai vari tessuti. Molti studi hanno mostrato una correlazione positiva tra il VO2max e la concentrazione di siero 25(OH)D nei non atleti. Non sono state pero analizzate molte altre variabili quali la concomitanza con multivitaminici.

Quali sono i rischi della carenza?

 

Vitamina d  e VO2max

Gli studi sugli atleti mostrano risultati discordanti. Koundourakis ha mostrato una correlazione positiva tra i livelli di siero e la performance in 67 calciatori caucasici maschi (Sj, CMJ, Sprint Ability e VO2max). Una più recente pubblicazione di Fitzgerald ha concluso che non vi fossero associazioni tra i livelli di siero e il Vo2max in 52 giocatori di hockey caucasici. Inoltre la correlazione fra la concentrazione di siero e il VO2max è inversamente correlata all’aumentare dell’attività fisica e del livello di allenamento. Un ulteriore studio ha mostrato, solo per i maschi, una correlazione invece positiva.
Gli specifici meccanismi attraverso i quali gli aumentati livelli di siero possano influire sul VO2max rimangono sconosciuti.

Durante il recupero, la forma attiva della vitamina D promuove la differenziazione miogenica e la proliferazione e regola la miostatina. Stratos ha mostrato che incrementa la rigenerazione muscolare sul soleo in 56 “Winstar rats” ( topi), conseguentemente ad una dose sovrafisiologica di 100000 IU di vitamina D. Comparato con il gruppo che assumeva una dose bassa ( 332000 IU contro 33200 IU) il gruppo a dose alta mostrava una significativa riduzione dell’apoptosi 4 giorni post infortunio.

In uno studio randomizzato tra gruppo placebo e di controllo, Barker ha dimostrato come 4000 IU/day per 35 giorni di vitamina D in adulti moderatamente attivi ed in salute ha ridotto i biomarkers infiammatori alanina e aspartato, immediatamente seguenti a 10×10 di “peak isometric force eccentric-concentric jumps”. Il picco di potenza del gruppo che assumeva la vitamina D decrementava solo del 6%, rispetto al 32% del placebo immediatamente post esercizio.

La vitamina d aumenta la forza?

La vitamina D3 è stata dimostrata incrementare la forza e l’espressione di potenza del muscolo scheletrico, probabilmente mediante la sensibilizzazione dei siti di legame del calcio sul reticolo endoplasmatico.

Ulteriori evidenze suggeriscono che essa potrebbe incrementare il numero e la dimensione delle fibre di tipo II ( risultati supportati solo su donne di età superiore ai 65 anni con motilità limitata, devono perciò essere testati su popolazione atletica). D’altra parte l’aumento di forza e potenza è stato studiato in atleti durante uno studio randomizzato placebo-controllo in 10 atleti professionisti di calcio.

Dopo 8 settimane di intervento, il gruppo ricevente 5000 IU al giorno di D3 rispetto al placebo ha aumentato significativamente il livello di siero, il tempo sui 10m sprint e sul salto verticale. Le possibili variabili (counfounding variables) sono state ben controllate. Nonostante ciò altri studi hanno mostrato non esservi significanti benefici , indicando che gli eventuali tali potrebbero essere correlati a variabili individuali o a reali importanti deficienze di vitamina D.

Un recente studio fatto su 2299 uomini di età 62 11 ha mostrato come i livelli di siero fossero correlati con il testosterone e i livelli di androgeni. Inoltre uno studio di 12 mesi su un gruppo di controllo in 54 uomini non diabetici ha mostrato come il gruppo ricevente 3332 IU/day di vitamina D mostrasse un incremento significativo del siero, del testosterone totale, del testosterone bioattivo e dei livelli di testosterone libero. Ulteriori ricerche sono necessarie.

Gli effetti sul recupero

 

Nel nostro articolo su Vitamina D e recupero, si osserva come aumentare la performance è veramente limitata, ma è possibili che gioca un ruolo chiave all’interno dei muscoli, prevenendo lesioni da stress, supportando quindi la concezione che può essere utile per recupero. 

Infatti alcuni autori hanno visto che negli atleti i bassi livelli di vitamina D negli atleti, ci potrebbero essere problematiche infiammatorie, al danno muscolare, e all’aumento di sintesi proteica. Inoltre, gli atleti non direttamente esposti alla luce solare che praticano attività indoor hanno dei valori bassi (144nmol/L) e devono integrarla.

Il rapporto con le fratture 

 

Nello studio, da noi analizzato qui, gli autori hanno misurato in 56 livelli di 25(OH)D3 (siero di vitamina D); e 8 soggetti (14,3%) avevano subito una frattura da stress durante il periodo di osservazione di 410.3 giorni.

Si è visto che I livelli medi di siero erano di 43.6 ng/mL (gli infortunati avevano una media di 42.7, i non infortunati 44.0). Invece, la media di giorni persi per infortunio a causa del BSI è stata di 28 giorni.

Inoltre, tali livelli di vitamina non sono associati significativamente con l’incidenza di BSI. La maggior parte dei soggetti che hanno partecipato al test aveva una buona Vitamina D, livelli nella norma. 

Su questo argomento, però bisogna investigare ancora meglio e le ricerche del futuro dovranno osservare se la vitamina D può proteggere le nostre ossa e soprattutto quelle degli atleti sottoposti a stress eccessivi, come nel calcio, basket e volley.

Dove si assume la vitamina d?

 

Gli uomini acquisiscono vitamina D da due fonti: produzione endogena conseguente alla esposizione al sole, o tramite la dieta (cibo o supplementazione).

Sia la D2 e la D3 sono capaci di aumentare la concentrazione plasmatica di siero, ma la D3 pare essere maggiormente efficace.

La D2 è meno stabile e biodisponibile all’aumentare dell età. L’istituto di medicina (IOM) raccomanda l’assunzione di 400-800 IU per bambini, adulti e >70 anni per mantenere livelli di siero di 50nmol/L.

I dosaggi di vitamina d

 

L’ Endocrine Society raccomanda dosaggi di 400-1000 IU per i neonati, 600-1000 per i bambini, 1500-2000 per gli adulti per mantenere concentrazioni di almeno 75 nmol/L. In realtà i livelli ottimali di vitamina d, e il concetto della sua ipervitaminosi o ipovitaminosi sono ancora da determinare. La tossicità di vitamina D potrebbe presentarsi a dosaggi superiori a 10000 IU/day per un periodo prolungato; può portare a ipercalcinemia.

Le conclusioni

 

Secondo Bubbs (2015) gli atleti che si allenano ad alta intensità sembrano incorrere più facilmente in insufficienza di vitamina D.

La ricerca raccomanda che questi raggiungano livelli quantomeno superiori a 100nmol/L per garantire salute e performance atletica. Sembra difficile raggiungere questi livelli senza supplementazione.

Ti consigliamo di visionare il nostro Webinar interamente dedicato all’integrazione sportiva al seguente link:  https://www.performancelab16.com/corso/composizione-corporea-e-integrazione-negli-sport-di-squadra/

 

Bibliografia

Dahlquist, D. T., Dieter, B. P., & Koehle, M. S. (2015). Plausible ergogenic effects of vitamin D on athletic performance and recovery. Journal of the International Society of Sports Nutrition, 12(1), 33.

 

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